Comportamenti rituali e tradizioni locali nelle comunità di Scimpanzé

Lo studio dei resti archeologici degli ominidi fossili deve fare affidamento sulle ricostruzioni per chiarire il comportamento che possa aver provocato la necessità di utilizzare dei particolari utensili in pietra e il loro accumulo. Negli ultimi anni, quindi, sono stati eseguiti anche degli studi di comparazione sull’uso degli utensili di pietra, tra i primati viventi, per cercare di chiarire le modalità e le motivazioni, dal punto di vista comportamentale, per cui gli ominidi abbiano iniziato a costruire e ad utilizzare dei manufatti.

In un nuovo studio si è scoperto che anche gli scimpanzé utilizzano delle pietre come degli strumenti; sono stati scoperti, inoltre, dei siti di accumulo di pietra che ricordano i cairn umani (i cairn sono delle costruzioni composte da pietre impilate a secco). Oltre ai dati provenienti da 17 siti di ricerca sugli scimpanzé a medio-lungo termine, sono state osservate anche altre 34 comunità di scimpanzé. Sono state trovate quattro popolazioni, in Africa occidentale, dove gli scimpanzé lanciano e sbattono abitualmente delle pietre contro gli alberi oppure li gettano nelle cavità degli alberi, con il conseguente accumulo di un cospicuo numero di pietre accumulate in questi siti. Questo rappresenta il primo caso di ripetute osservazioni dei singoli scimpanzé, che mostrano l’utilizzo di utensili di pietra per uno scopo diverso dal procacciarsi il cibo. La manifestazione del comportamento ritualizzato e la collezione di manufatti in particolari zone osservate in cui gli scimpanzé usano buttare le pietre potrebbe avere delle implicazioni che potrebbe aiutare a capire l’origine di rituali e ritrovamenti archeologici riguardo i cumuli di pietra.

Nelle società umane contemporanee e antiche, i mucchi di pietre sono spesso utilizzati per indicare le cavità naturali, presenti nel paesaggio, utili alla raccolta del cibo, così come per indicare i percorsi e luoghi importanti. Questi mucchi possono avere anche un significato più simbolico, come ad esempio la presenza di sepolture, il conteggio cerimoniale, e la creazione di santuari. Attraverso l’archeologia, le analisi riguardo gli accumuli di reperti litici hanno fornito molte informazioni circa le capacità tecnologiche e cognitive degli ominidi ancestrali. Odiernamente, però, come accennato, l’uso di utensili in pietra è stato osservato anche nelle popolazioni selvatiche di primati non umani (tra cui gli scimpanzé).

L’archeologia dei primati è quindi emersa come un nuovo campo di ricerca in cui le testimonianze archeologiche dei primati non umani possono essere paragonate alle nostre. Eventuali affinità possono non solo sfidare, ma possono anche aiutare a capire l’origine dei cumuli di pietra, lasciati dagli ominidi durante la preistoria.
Insieme agli scimpanzé, anche le scimmie cappuccine barbute in Brasile e i macachi dalla coda lunga in Tailandia sono noti per essere in grado di usare martelli di pietra per rompere il cibo racchiuso da un guscio esterno. L’uso di strumenti di pietra per estrarre il cibo fornisce agli individui un beneficio sulla fintess non indifferente, a differenza di altre forme di utilizzo degli strumenti in pietra, osservati nei primati non umani, come il lancio di pietre.
Una delle prime testimonianze riguardo il lancio delle pietre sono state date da Jane Goodall che ha documentato il lancio di bastoni e pietre degli scimpanzé maschio durante le dimostrazioni agonistiche. Oltre agli scimpanzè, questo comportamento fu poi descritto per altri primati non umani, come i macachi giapponesi (soprattutto in cattività), i babbuini selvatici e le cappuccine.
Le cappuccine barbute, in natura, battono le pietre, presumibilmente per scoraggiare i predatori e le femmine di questa specie sono state osservate mentre lanciavano le pietre durante le contese per il corteggiamento.

Tuttavia, i precedenti esempi dei primati non umani che lanciavano le pietre, erano limitati ad un singolo gruppo o a seguito di osservazioni aneddotiche. Come tale, il lancio di pietre e il loro utilizzo per scoraggiare rivali e predatori non sono stati descritti come un comportamento abituale di qualsiasi specie di primate non umano.

Fondamentalmente, comunque, il maneggiamento delle pietre, è una tradizione comportamentale trovata univocamente tra i macachi giapponesi ed è stata osservata anche in più gruppi. Anche se l’utilizzo delle pietre non è una forma di utilizzo di uno strumento, il comportamento si verifica con una frequenza tale da risultare nelle “analisi delle tracce d’uso” (l’analisi delle tracce d’uso è un metodo di indagine utilizzato (solitamente in archeologia) che serve a determinare e ad analizzare i segni o le tracce sugli strumenti utilizzati ripetutamente per determinati utilizzi) riconoscibili. Di particolare interesse nello studio del comportamento dei macachi, è l’accumulo di pietre presso le ‘play stations’. Questa scoperta ha potuto aggiungersi alle testimonianze che già erano associate al comportamento degli scimpanzé e delle cappuccine nei siti di nut-cracking (letteralmente siti di schiacciamento di frutta a guscio).

Gli scimpanzé mostrano la maggiore variazione comportamentale nell’utilizzo degli strumenti, rispetto a qualsiasi animale (sono secondi solo agli esseri umani).
Mentre tutte le popolazioni di scimpanzé studiate, utilizzano le foglie per l’ottenimento del cibo, alcuni usano anche dei bastoni, dei ramoscelli e anche delle lance. La maggior parte della varietà nell’uso di utensili in pietra è stata osservata nelle comunità di scimpanzé occidentali, in cui vengono utilizzati i martelli di pietra ed incudini per rompere le noci, oltre alle mannaie di pietra per tagliare i grandi frutti di Treculia. La diversità e la varietà del repertorio comportamentale delle popolazioni di scimpanzé in tutta l’Africa sostiene con forza le tradizioni culturali gruppo-specifiche e socialmente apprese nella specie vivente più affina a noi .
Tuttavia, l’attuale conoscenza del repertorio di utilizzo degli strumenti nelle comunità di scimpanzé e la trasmissione culturale conseguente a questo utilizzo, deriva da un numero molto limitato di siti in cui è stato possibile fare ricerca a lungo termine (per di più questi siti sono anche irregolarmente distribuiti su tutto il territorio africano).

Questa limitazione risulta particolarmente evidente se confrontato al gran numero di popolazioni umane studiate per questioni simili riguardanti l’evoluzione della cultura. Le comuni scoperte sui comportamenti nell’uso di strumenti supplementari nelle popolazioni di scimpanzé precedentemente non studiati, o varianti di comportamenti già descritti, suggeriscono che il vero spettro di comportamento degli scimpanzé è probabilmente molto più ampio di quello che è attualmente conosciuto.
Nel tentativo di superare questo limite, si è monitorato un gran numero di gruppi di scimpanzé precedentemente non studiati e / o non abituati, nell’ambito del programma panafricano: The Cultured Chimpanzee (d’ora in poi chiamato “PanAf”). Questo programma è finalizzato allo studio dell’influenza delle condizioni ecologiche sulla variazione spaziale osservata sui comportamenti dell’uso di strumenti e i modelli culturali dedotti.
In ogni sito di ricerca PanAf, sono stati applicati un ampio spettro di metodi di campionamento non invasivi, per un periodo di mesi tra i 14 e i 17, secondo un protocollo standard. Dai dati raccolti è emersa la prima evidenza di un comportamento precedentemente non documentato, riguardo il comportamento sull’uso come strumento della pietra negli scimpanzé.
Prima del nostro studio, ci sono state segnalazioni e aneddoti riguardo scimpanzé selvatici che lanciavano e sbattevano pietre in Liberia, Guinea e Guinea-Bissau (AG pers. Oss.), oltre ad altre osservazioni occasionali riguardo a scimpanzé abituati a lanciare pietre e altri oggetti durante le manifestazioni di minaccia tra i maschi. Le prime osservazioni dirette sul comportamento del lancio delle pietre, in associazione con la presenza di pietre accumulate in alberi specifici (d’ora in poi ” lancio di pietre accumulativo”) sono stati registrati da trappole fotografiche il 24 marzo 2011, presso il sito di ricerca temporanea Sangaredi PanAf (TRS) in Guinea (Fig 1;. TRS # 2). In seguito a questa osservazione, ulteriori procedure di raccolta dati particolari a questo comportamento, sono stati incorporati nel protocollo PanAf e somministrati a tutti i TRSs in tutta l’Africa per garantire dati comparabili tra i siti di ricerca.

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Fig.1

COMPORTAMENTO DEL LANCIO DI PIETRE ACCUMULATIVO

Sono stati campionati tra il 2011 e il 2015 per un periodo di 14-17 mesi, trentuno TRSs situati all’interno del range di interesse dei Pan troglodytes. Altri tre TRSs erano in corso e sono stati studiati per meno di 14 mesi, per un totale di 34 (vedi Tabella supplementare 1). Alle quattro TRSs: (Boé, Guinea-Bissau; Sangaredi, la Guinea, il Monte Nimba, Liberia e Comoé GEPRENAF, Costa d’Avorio; fig 1) sono stati trovati più alberi cavi e/o buche che esibivano chiari segni di usura con un accumulo di rocce alla loro base o all’interno dell’albero (Fig. 2).

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Utilizzando videocamere-trappola a distanza, si è consequenzialmente ripreso gli scimpanzé in ciascuno di questi quattro TRSs mentre si avvicinavano verso gli alberi presi in considerazione con una pietra in mano o mentre afferravano una pietra dalla base o da dentro le cavità vuote dell’albero e quindi procedendo a gettarlo (N = 64 pietre totali lanciate; Tabella 1). Si sono osservati tre particolari varianti del comportamento: la roccia è stata lanciata contro l’albero utilizzando una o entrambe le mani; è stato colpito più volte l’albero, mentre lo scimpanzé teneva la pietra nelle mani; è stato gettato il masso nell’ albero cavo o in una scanalatura cava formata da grandi radici di sostegno. Gli individui osservati nella fotocamera-trappola erano maschi principalmente adulti, ma sono state anche osservate una femmina adulta ed un giovane mentre esibivano questo comportamento. Comune a tutte le osservazioni riguardanti il lancio cumulativo di pietre degli adulti (n = 63) era la vocalizzazione”pant-hoot”, in particolare durante l’introduzione e/o la fase di costruzione, che si è verificato dopo o mentre l’individuo aveva preso e maneggiato la roccia (Fig. 3 ).

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Il pant-hoot è una forte vocalizzazione usata dagli scimpanzé, in apparenza, per esprimere eccitamento in ogni occasione in cui sentono sia opportuno esprimerlo. Gli scimpanzé si esprimono con il “pant-hoot” in un’ampia varietà di circostanze e situazioni: quando trovano degli alberi da frutto, quando entrano e salutano gli altri membri della loro comunità, quando si muovono per una traversata. Spesso ascoltano i “pant-hoot” più lontani, eseguiti da altri scimpanzé per poi rispondere con le stesse modalità. Questi suoni possono servire come identificazione, ma si verificano in una così ampia varietà di circostanze e con abbastanza variazioni sottili che possono portare altri significati. Sia gli scimpanzé maschi che le femmine fanno il “pant-hoot”, i maschi di rango più alto, però, lo fanno più frequentemente. Le femmine a volte producono pant-hoot per conto proprio e spesso si uniscono in un coro di quando gli altri individui della comunità lo fanno a loro volta. Il pant-hoot dei maschi ha un suono diverso rispetto alle femmine e varia anche tra gruppi diversi. Il Pant-hoot è espresso anche durante le contese tra maschi ritualizzati, che in genere comporta anche la piloerezione, la posizione bipede, lo sbattere mani e piedi sulle radici degli alberi e, in alcune popolazioni, è preceduta dal leaf-clipping (il leaf-clipping è un comportamento che negli scimpanzé occorre per sfogare la frustrazione accumulata). Si è osservato, inoltre, che il maneggiamento della roccia ed il lancio è stato a volte accompagnato da un oscillamento avanti e indietro del corpo, la stazione eretta e la piloerezione, e anche leaf-clipping, tutti comportamenti associati al comportamento tipico degli scimpanzé. Quando la roccia è stata gettata, l’azione è stata spesso, ma non sempre, accompagnata dalla fase culminante del “pant-hoot” che consiste nell’ urlare e lo sbattere le mani o i piedi sull’albero.

Il comportamento del “lancio delle pietre cumulativo” è stata osservata solo negli scimpanzé che vivono nella parte occidentale (Pan troglodytes verus) (Fig. 1). Inoltre, limitatamente alle ricerche eseguite, il comportamento non è stato osservato in uno dei 17 siti di ricerca a medio-lungo termine (LRS) in tutta l’Africa (Fig. 1). L’usura osservata sui tronchi e le cavità prodotte dalle radici degli alberi interessati dal lancio cumulativo di pietre hanno indicato che tutti i siti attivi erano stati in uso per qualche tempo. Gli strumenti di pietra sembravano essere riutilizzati regolarmente: in 57 dei 64 tiri pietra filmati, gli individui raccoglievano un sasso dalla base dell’albero e dall’interno dell’albero (l’oggetto era stato già precedentemente lanciato al suo interno). Si è anche osservato lo stesso individuo, allo stesso albero ripetutamente impegnato nel lancio cumulativo (Tabella 1), suggerendo che gli individui rivisitassero spesso gli stessi siti.

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Riguardo le tradizioni culturali presenti nelle comunità di scimpanzé è utile citare alcuni esempi come ad esempio lo studio fatto da Edwin van Leeuwen e Katherine Cronin del gruppo di ricerca di antropologia comparata del Max Planck institute.
Il comportamento specifico che i ricercatori hanno evidenziato è stato quello riguardante il “grooming con stretta di mano” (grooming handclasp), un comportamento in cui due scimpanzé si stringono l’uno alzando le braccia dell’altro, in seguito si puliscono l’un l’altro con il braccio libero. Questo comportamento è stato osservato solo in alcune popolazioni di scimpanzé. La domanda che ne è emersa è se gli scimpanzé sono istintivamente inclini ad impegnarsi in comportamenti che prevedano il grooming con una stretta di mano, o se imparano questo comportamento gli uni dagli altri e poi viene insegnato alle generazioni successive.

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La ricerca precedente ha suggerito che il grooming con la stretta di mano potrebbe essere un fenomeno culturale, proprio come gli esseri umani che attraverso le differenze culturali si salutano in modo diverso. Tuttavia, questi suggerimenti sono stati basati principalmente poichè alcune comunità di scimpanzé applicano la stretta di mano, mentre altre non lo fanno. Inoltre, le prime osservazioni avrebbero potuto essere spiegate da differenze nei fattori genetici e/o ecologici tra le comunità di scimpanzé, che hanno precluso l’interpretazione secondo cui gli scimpanzé mostravano differenze “culturali”.
La presente ricerca, invece, dimostra che anche tra le comunità di scimpanzé che si impegnano nel “grooming handclasp”, esistono differenze sottili ancora stabili negli stili preferiti: un gruppo di scimpanzé preferisce di molto lo stile in cui si afferrano per mano durante la toelettatura, mentre un altro gruppo preferisce tenersi i polsi a vicenda durante il grooming.

“Noi non sappiamo cosa indichino i meccanismi di queste differenze”, dice van Leeuwen. “Ma il nostro studio rivela almeno che queste comunità di scimpanzé hanno formato e mantenuto le proprie tradizioni locali di grooming nel corso degli ultimi 5 anni. Le nostre osservazioni possono anche indicare che gli scimpanzé possono superare le loro predisposizioni innate, permettendo, potenzialmente, loro di manipolare il loro ambiente sulla base di costrutti sociali, piuttosto che su semplici istinti “.
Oltre alle diverse preferenze di stile delle comunità di scimpanzé, il team di ricerca ha anche osservato che il comportamento della stretta di mano era una parte che persisteva da lungo tempo nel repertorio comportamentale degli scimpanzé ‘: il comportamento, infatti, è stato trasmesso alle altre generazioni.
“Seguendo gli scimpanzé nel corso del tempo, siamo stati in grado di dimostrare che 20 giovani scimpanzé hanno progressivamente sviluppato i comportamenti della stretta di mano nel corso dello studio di cinque anni. Le prime strette di mano da parte dei giovani individui erano per lo più, in collaborazione con le loro madri. Queste osservazioni supportano la conclusione che questi scimpanzé imparano socialmente la loro tradizione locale e che questo potrebbe essere la prova di una cultura sociale “, spiega Bodamer.
“Il monitoraggio continuo di questi gruppi di scimpanzé farà luce sulla questione di come le tradizioni di questi gruppi si siano mantenute nel tempo e potenzialmente anche il motivo per cui gli scimpanzé amano alzare le braccia in aria durante la toilettatura, in primo luogo”, ha aggiunto van Leeuwen.

Il lancio cumulativo di pietre sembra essere raro negli scimpanzé in quanto non era mai stato osservato durante decenni di ricerca nei siti di ricerca a lungo termine in tutta l’Africa e non era mai stata osservata in altri siti PanAf (Fig 1;. Tabella supplementare 1). Ciò suggerisce che queste osservazioni iniziali possono sottovalutare la complessità comportamentale degli scimpanzé. La presenza dell’abitudine degli scimpanzé di utilizzare gli strumenti di pietra in un contesto rituale, è una nuova scoperta, e secondo i nostri dati, può essere una tradizione culturale socialmente appresa limitata alle popolazioni di scimpanzé dell’Africa occidentale. Resta da verificare se le differenze genetiche su piccola scala possono influenzare la distribuzione osservata che vede la pietra utilizzata con queste modalità, in questa sottospecie. Tuttavia, una spiegazione genetica sembra improbabile per spiegare la distribuzione a chiazze di questo comportamento all’interno del territorio occidentale (vedi Fig. 1). Ci si aspetta che l’accumulo concentrato di strumenti di pietra presso specifiche posizioni faciliterà ulteriori studi riguardo questo comportamento, per esempio, determinando la fedeltà del sito utilizzando scavi e altri metodi archeologici. Sono state sollevate numerose domande in merito alle potenziali interpretazioni di questo comportamento . Ci sono almeno due ipotesi contrastanti che devono essere valutate con gli studi a lungo termine, in modo da chiarire il contesto più ampio per cui appare questo comportamento. In primo luogo, il comportamento del lancio di pietre cumulativo, potrebbe essere un’alternativa alle dimostrazioni degli scimpanzé maschi, in quanto l’azione ha una stretta somiglianza con il battito di mani e piedi, un comportamento ritualizzato trovato in tutte le popolazioni di scimpanzé conosciute. Il maneggiamento di utensili di pietra in questa dimostrazione può servire per migliorare le proprietà di propagazione del suono in paesaggi più aperti della savana. In questo caso ci dovrebbe essere un chiaro vantaggio funzionale per il suono prodotto dal lancio di pietre rispetto allo sbattere delle mani e dei piedi. Ad esempio, le frequenze fondamentali prodotte dal lancio delle pietre negli alberi cavi può essere superiore e sarebbero, quindi, più avvantaggiate nel viaggiare in un ambiente più aperto. La pratica continua del lancio di pietre ed il successivo accumulo dei manufatti in alberi ben definiti, ha poi portato ad un cambiamento nella disponibilità degli strumenti di pietra nei pressi di questi alberi selezionati. Questo a sua volta potrebbe aver influenzato il comportamento degli scimpanzé portandoli a preferire la rivisitazione del sito; fenomeno simile ad un meccanismo di valorizzazione dello stimolo locale proposta per il comportamento della gestione delle pietre nei macachi giapponesi. Nel corso del tempo, quindi il lancio cumulativo sarebbe diventato sempre più indipendente rispetto al suo utilizzo originale ( battito di mani e piedi ) ed ora è, di tanto in tanto, praticato indipendentemente da ciò. Come tale, l’accumulo di pietre in particolari alberi, può aver avuto origine come un sottoprodotto di comportamenti dimostrativi modificati che si verificano in postazioni fisse.
In alternativa, il lancio di pietre cumulativo potrebbe essere emerso da una motivazione diversa dalla valorizzazione delle dimostrazioni ritualizzati dei maschi. In questo caso non ci si attende necessariamente un notevole vantaggio funzionale nella propagazione del suono rispetto allo sbattere le mani e i piedi. Se questo fosse vero, questi accumuli di roccia possono avere il bisogno di essere considerati in un contesto più simbolico. Le analisi delle risposte comportamentali dei conspecifici, presenti o vicini al sito, a seguito del lancio di pietre rispetto allo sbattere delle mani e dei piedi, possono fornire una conoscenza fondamentale nel significato di questo comportamento. Inoltre, il range del patterning spaziale del posizionamento delle colonie, in relazione ai siti di accumulo di pietra, possono rivelare se sono in posizione centrale, situato perifericamente o in modo casuale rispetto al territorio di una comunità di scimpanzé. In realtà, la marcatura dei confini territoriali e i percorsi con i cairns è stata una pratica importante di molte società umane storiche. Ad esempio, i santuari di accumulo in pietra a alberi ‘sacri’ sono ben descritti per i popoli indigeni dell’Africa occidentale. Superficialmente, questi “cairns” appaiono molto simili a ciò che è stato descritto per i siti di lancio delle pietre, quindi sarebbe interessante esplorare se vi sono parallelismi tra il lancio di pietre cumulativo degli scimpanzé e la costruzione dei Cairns negli uomini, soprattutto in
regioni dell’Africa occidentale, dove l’ambiente locale è simile.
Per inciso, il lancio di pietre cumulativo e la successiva aggregazione di strumenti nei pressi degli alberi sono due caratteristiche importanti, in comune con pratiche rituali umani: vi è prima di tutto la forte associazione di una particolare posizione o un sito con un accumulo di reperti nel corso del tempo e poi ci sono i comportamenti ritualizzati. Sebbene non ci sia una globale e concordata definizione di rito, le analogie tra il comportamento degli animali ritualizzato e ripetuto ed i comportamenti stereotipati comunemente osservati durante i rituali umani sono già stati proposti dagli antropologi e dagli etologi etologi come aventi una comune origine, nonché la condivisione di simili patterns neurologici. Dal punto di vista filogenetico, è stato suggerito che ulteriori ricerche sull’uso della pietra come strumento nei primati non umani, in particolare quelli la cui occorrenza sembra essere legato a posizioni specifiche senza alcun beneficio funzionale immediato per l’individuo, potrebbe servire a illuminare la nostra comprensione delle origini dei siti dei rituali. Come minimo, i siti di accumulo di pietre prodotti dai primati non umani, hanno la possibilità di sfidare e raffinare le nostre interpretazioni dei siti archeologici degli ominidi in contesti simili.

Saverio Primavera

Riferimenti:

http://www.nature.com/articles/srep22219#s1

https://www.mpg.de/6328635/chimpanzees_social-traditions

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